Uno dei ruoli chiave per eccellenza per la buona gestione di un progetto musicale è quello del manager, un professionista che deve adattarsi in continuazione ai mutamenti del mercato per prestare all’artista il miglior servizio possibile.
Proviamo a fare chiarezza sul suo lavoro, cercando come sempre di capire quando e in che misura i suoi servizi sono necessari per il musicista attuale.
IL REGISTA DELLA TUA CARRIERA
Il manager è una figura centrale nel settore dello spettacolo. Svolge per l’artista un’attività di consulenza in merito alle sue scelte di carriera, condivide con lui la strategia complessiva di promozione e sviluppo della sua attività e ne è la voce nei rapporti con l’esterno. È insomma un vero e proprio regista della carriera dell’artista per cui lavora.
E dunque, caro il mio musicista dell’era digitale, hai bisogno di un manager che guidi il tuo percorso? La risposta è sì, avere un manager ti farebbe molto comodo.
Ma la risposta è anche no, avere un manager qualsiasi potrebbe crearti più danni che altro, e addirittura potrebbe inficiare il tuo percorso futuro.
COME SI FA IL MANAGER?
Pur avendo ricoperto spesso il ruolo di manager, per artisti sia noti che meno noti, sinceramente penso di non essere ancora riuscito a imparare fino in fondo come svolgere al meglio questo complicato mestiere, o più semplicemente di non avere caratterialmente le doti necessarie per essere realmente un buon manager musicale.
Ma quali siano i suoi compiti e le sue peculiarità credo di averlo intuito già tanti anni fa, quando da musicista mi fingevo anche manager degli Alibia (usavo anche uno pseudonimo per rendere credibile la cosa).
All’inizio nessuno ci dava retta e così, fin da subito, mi sono improvvisato nel ruolo. Ciò che mi mancava all’epoca, però, era la consapevolezza dell’ambiente nel quale mi stavo muovendo e quell’insieme di contatti necessari per capire chi fossero gli interlocutori migliori per il mio progetto, oltre al linguaggio giusto per dialogare credibilmente con loro.
Poi, un po’ alla volta, grazie agli anni di trincea, agli sbagli, alle piccole vittorie e alle dure sconfitte, sono riuscito ad ambientarmi, ma mai ad immedesimarmi davvero in un ruolo che è di reale servizio all’artista, di grande sacrificio e che richiede tanta pazienza, lucidità, intelligenza e visione d’insieme.
LA CREATIVITÀ
Per quella che è la mia esperienza sul campo, mi sono anche convinto che nella cassetta degli attrezzi di un manager non debba mai mancare la creatività.
È la creatività che fa la differenza tra l’essere un semplice manager tutor (che sostanzialmente si limita a gestire i suoi clienti artisti in maniera schematica e senza verve) e il diventare un professionista in grado di dare un valore aggiunto alla carriera di un artista.
La scelta del giusto manager può determinare il successo o l’insuccesso di un artista. È un po’ come scegliersi una moglie o un marito, è un legame che inevitabilmente diviene simbiotico e condiziona nel bene o nel male il percorso dell’artista.
Un bravo manager ha l’onore e l’onere di dare un’impronta, di oliare gli ingranaggi, di facilitare i processi, di semplificare e alleggerire il percorso dell’artista verso la sua reale identità, l’unica chiave in grado di far arrivare la sua musica a un pubblico sempre più vasto.
QUANDO CERCARE UN MANAGER
Il manager è una figura centrale, che può e deve fare la differenza: è lui che, con l’idea giusta al momento giusto, può cambiare il corso della storia del suo assistito. Dal mio punto di vista, è improbabile per un artista trovare il manager giusto all’inizio del suo percorso, quando non è ancora chiaro quali siano il suo potenziale e le sue reali prospettive. Per un musicista emergente è meglio non forzare le tappe, gestirsi in proprio e attendere il momento giusto in cui incontrerà il professionista (come anche per il produttore artistico e la casa discografica) che potrà davvero aiutarlo a fare il salto di qualità.
Approfondiremo le altre professionalità del mercato musicale nei prossimi articoli, per restare aggiornato iscriviti alla newsletter.
Questo articolo è estratto da La Musica Attuale – come costruire la tua carriera musicale nell’era del digitale, di Massimo Bonelli.